La pianta del caffè è originaria dell’Etiopia, è stata introdotta in Europa nel 1450 ma fino al XVIII secolo era praticamente sconosciuta. particolarmente in Italia, dove il caffè è riconosciuto come la bevanda nazionale.
Ben 100 i tipi di di caffè per quanto le specie più diffuse siano l’arabica e la robusta. I maggiori produttori al mondo di caffè sono il Brasile, il Vietnam e la Colombia.
Il caffè ritenuto il più pregiato in assoluto, è prodotto in Indonesia in quantità che non superano i 50 kg. l’anno e si chiama il Kopi Luwak.
Da molto tempo sono in corso, in ambito scientifico, discussioni in merito e opinioni contrastanti, circa l’assunzione del caffè e dei suoi possibili effetti, negativi o positivi, sulla pressione arteriosa.
I risultati di un approfondito studio sull’argomento, durato per oltre 20 anni e pubblicato nel 2017 sull’Annual Review of Nutrition rivela dei dati interessanti che dimostrano come il consumo regolare di caffè possa ridurre del 5% l’insorgere di malattie cardiovascolari, del 30% e oltre il rischio del diabete di tipo II e del morbo di Parkinson.
Rilevante anche il valore nutrizionale del caffè in quanto se non lo si mescola con il latte e/o con lo zucchero produce zero calorie. Il suo principio attivo, la caffeina, è un alcaloide ovvero uno stimolante naturale del sistema nervoso in grado di agire su tutte le cellule del corpo.
E vero che le dosi di caffè che si assumono sono minime dato che per preparare una buona tazzina da bere ne occorre una dose irrisoria, ma questo non pregiudica, comunque, l’assunzione di una elevata quantità di polifenoli, sostanze antiossidanti e antinfiammatorie che determinano l’aroma, il livello di acidità e il sapore che caratterizzano il caffè.
Proprio la combinazione tra la caffeina e i polifenoli produce effetti specifici sugli enzimi che regolano la funzionalità epatica, la riparazione del DNA e il metabolismo del glucosio e dell’insulina.
Il consumo del caffè e le giuste quantità
Superare le tre, quattro tazzine di caffè in un giorno non è assolutamente consigliabile. Sono scarsi gli studi effettuati per misurare i livelli di caffeina sierica necessari per determinare i massimi benefici del caffè, però tutti quelli svolti sull’argomento, concordano nel determinare la soglia all’assunzione di 300-400 mg. di caffeina che corrispondono a circa 4 tazzine, livello che però può variare a seconda del tipo di caffè che si consuma abitualmente, alla sua concentrazione in alcaloide ma anche al metodo di preparazione.
Un consumo continuo di caffè determina l’assuefazione dell’organismo alla caffeina con la conseguenza che, a chi è abituato a bere normalmente questa bevanda, potrebbe capitare di provare un improvviso senso di affaticamento, sonnolenza, nervosismo, mal di testa o mancanza di concentrazione.
Caffè e pressione arteriosa
La caffeina può causare un aumento transitorio ma drastico della pressione sanguigna anche se non si ha la pressione alta. Non si conoscono però le cause di questo improvviso picco dei valori della pressione.
Da alcune ricerche scientifiche, emerge che la caffeina possa bloccare l’azione di un ormone il cui ruolo è mantenere aperte e libere le arterie. Da altri studi, invece, risulta che la caffeina potrebbe indurre le ghiandole surrenali a rilasciare una maggiore quantità di adrenalina, facendo così aumentare la pressione sanguigna.
In pratica, comunque, il solo consumo di caffè non può determinare in alcun modo l’ipertensione cronica. E’ però opportuno tenere presente che spesso l’assunzione di caffé è collegata al fumo di sigaretta dal momento che molti dei consumatori assidui dell’“espresso” sono anche dei forti fumatori.
Non essendo mai stati eseguiti test sulla possibilità che la caffeina incrementi i valori della pressione distinguendo tra pazienti fumatori e non, il dato che indica il caffè colpevole di aumentare la pressione potrebbe, di conseguenza, essere inattendibile.
E’ possibile, comunque, verificare se la caffeina che si assume con il caffè possa essere o meno la causa dell’aumento della pressione arteriosa.
Esiste un test per verificarlo che consiste nel misurare la pressione arteriosa prima di bere una tazzina di caffè; attendere 60 minuti, quindi rilevare di nuovo i valori della pressione. Se questi risultano aumentati di più di 5 mm. Hg. è probabile che l’organismo sia sensibile alla caffeina al punto da provocare l’aumento della pressione.
In tal caso ridurre il numero dei caffè da assumere in un giorno e, comunque, farlo progressivamente per evitare possibili mal di testa causati dalle minori dosi di caffeina.
Altri effetti del caffè
A prescindere dai possibili benefici provocati sulla circolazione sanguigna e sul controllo della pressione arteriosa, il caffè produce, comunque, effetti sull’organismo, positivi e negativi, di cui è opportuno tenere conto. Tra questi:
- Migliora le funzioni cerebrali, favorendo la memoria, l’umore, la vigilanza, il livello di energia, i tempi di reazione e, in generale, la funzione cognitiva.
- La caffeina è una delle poche sostanze naturali che contribuisce a bruciare i grassi e quindi a fare perdere il peso.
- La caffeina tra i suoi effetti benefici prevede anche l’incremento dei livelli di adrenalina, ormone che consente di affrontare gli sforzi fisici.
- Una tazzina di caffè contiene vitamina B2 e vitamina B5 oltre a manganese, potassio, magnesio e niacina. Inoltre è una sostanza che registra una elevata presenza di antiossidanti.
- Se è vero che la comparsa del diabete di tipo II si può prevenire con uno stile di vita sano, è altrettanto certo che la caffeina ha un ruolo benefico essenziale nei confronti di questa patologia.
- Diversi gli studi scientifici che dimostrano che l’assunzione costante di caffè determina una riduzione del 65% del rischio di contrarre l’Alzheimer e tra il 3o% e il 62% per il morbo di Parkinson
- Risulta che chi beve più di 4 tazzine di caffè al giorno, ha l’80% in meno di possibilità di evitare il rischio di contrarre la cirrosi epatica
- Si possono verificare disturbi digestivi e bruciori di stomaco causati dall’acido cloridrico e dalla pepsina prodotti dalla caffeina all’interno dello stomaco.
- Aumenta la concentrazione ed evita la sonnolenza in quanto è uno stimolante naturale che elimina il senso di affaticamento e la stanchezza.
- Può comportare la disidratazione, se assunto in dosi elevate, in quanto ha un effetto diuretico.
- Può curare l’emicrania in quanto la caffeina ha un effetto vasocostrittore.
- Una ricerca scientifica condotta dall’Università di Harvard dimostra che l’assunzione di caffè determina un rischio minore di soffrire di depressione.
- In stato di gravidanza, la continua assunzione in dosi eccessive di caffeina può provocare un aborto spontaneo.